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SSC Napoli

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2007 00:32
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IEZZO, NAPOLI E' IL MIO FUTURO E LA MIA NAZIONALE
"Alla Nazionale non penso. Il mio azzurro è quello del Napoli". Gennaro Iezzo resta tranquillo e sereno anche di fronte alle sirene dell'Italia di Donadoni. E la mente è solamente protesa verso il campionato.

Domenica c'è la Sampdoria, un test importante dopo l'esaltante vittoria del Friuli. Quante insidie?
"Tante. A cominciare dal valore della Samp che credo abbia un organico di prim'ordine. Per noi poi sarà una prova del nove dopo la vittoria di domenica scorsa. Poi personalemente dalle mie parti girerà gente che si chiama Montella e Bellucci e non sarà un pomeriggio tranquillo. Speriamo non ci sia il caldo asfissiante dell'esordio contro il Cagliari....".

Quanto tempo ci vorrà per capire dove può arrivare questo Napoli?
"Io dico solo che bisogna restare saldamente attaccati alla realtà. Mi ricordo il lunedì dopo il Cagliari: c'era un ambiente depresso a Napoli. Poi dopo il successo al Friuli ho sentito euforia a mille. Bisogna capire che il Napoli non è una squadra di basso profilo ma non è neppure il Real Madrid. Io credo che questo sia un gruppo solido, forte e con grande carattere. Non si vincono due campionati di fila per un caso. Quest'anno abbiamo aggiunto uomini importanti allo scacchiere ed i risultati pian piano si stanno vedendo. Bisogna solo lavorare in tranquillità ed evitare sbalzi di umore".

Non vi spaventa l'idea di poter lottare per la salvezza?
"No, assolutamente. Noi siamo una neo promossa e sappiamo benissimo che il primo obiettivo da conquistare è la salvezza. Bisogna cercare di metterci subito sulla strada giusta, raccogliere subito i punti necessari per guadagnare tranquillità. E poi vedremo. Il Napoli è una squadra che quando gioca libera mentalmente può fare cose strepitose. Lo abbiamo visto ad Udine. Ci guardavamo in faccia e ci capivamo all'istante. Fisicamente siamo cresciuti e stiamo bene. Dobbiamo solo essere tranquilli e non esaltarci".

C'è chi pronostica il Napoli quale possibile sorpresa del campionato...
"E perché no. Io ripeto: la salvezza è il nostro traguardo prioritario. Però devo dire che se questo gruppo esprimerà tutto il suo potenziale potrà emozionare veramente".

E il pensiero della Nazionale non ti emoziona? Anche Lippi ha parlato bene di Iezzo...
"Questo non può che far piacere. Ma io sono qui e la Nazionale è lì dov'è. Io guardo avanti e penso alla maglia azzurra che ho ora addosso. Mi piacerebbe che la mia Nazionale fosse il Napoli...".

Redazione NapoliSoccer.NET - Intervista tratta da sscnapoli.it
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DE LAURENTIIS: QUEST'ANNO ACCONTENTIAMOCI, L'ANNO PROSSIMO CI DIVERTIREMO!
LAVEZZI MI IMPRESSIONA PER LA SUA COERENTE TRANQUILLITA'
SONO MOLTO AFFEZIONATO A SOSA. IL MIO PRIMO GRANDE ACQUISTO E' STATO MARINO

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, ha concesso un'intervista a Sky Sport mandata in onda durante lo speciale "SpaccaNapoli". De Laurentiis ha aperto l'intervista con una battuta: "Era dal 1929 che il Napoli non vinceva fuori casa per 5-0? E' arrivata? E godetevela!" Quindi ha dichiarato: "Mi auguro che il vero Napoli sia composto da tutti quanti i giocatori che abbiamo a disposizione. Ho sempre detto ai napoletani che qua non ci sara un supereroe. Sicuramente ci saranno altri acquisti e altre aggiunte. Di Lavezzi a me impressiona soprattutto la sua coerente tranquillità e questo lo dico sulla vita privata non tanto sul campo. Nel ritiro il sabato sera a volte l'ho incontrato ed era una persona serena, tranquilla. Secondo me è una persona limpida, puilita, trasparente. Questo mi piace molto. Il grande stadio per il Napoli è una forza ed una controforza che può influire delle volte positivamente con un pubblico extra generoso che ti sostiene sempre, anche quando abbiamo perso con il Cagliari, ma dall'altro lato essendo un pubblico stra-affettuoso e stra-presente reclama una maggiore responsabilità sul campo. Chiaro che mi avrebbe fatto molto piacere avere altri quatrro, cinque innesti di napoletani. Però se i napoletani forti che ci sono in questo momento prefersicono andare altrove perchè si gioca la Champion's o la Uefa non è che posso convincerli con il denaro. Il mio grande acquisto per il Napoli l'ho fatto il primo giorno quando mi affidarono il titolo in tribunale, fu Marino che mi disse: 'Va bene presidente, mi ha convinto'. In quel momento si è concretizzato un mio desiderio. Io sono un grande sostenitore di Reja che mi sta convincendo sempre più. Sono particolarmente affezionato a Sosa. E' una persona solare, sempre con il sorriso. Non ho mai giocato a calcio. Un pò a scuola ma poi mi iscrissi subito a pallacanestro. Sono anche un pò 'cecato', voglio dire, non è così semplice in tre anni capire tutto, io sono al 10% ma questo è un bene altrimenti vorrei fare io l'allenatore in campo. Conobbi e frequentai Maradona per quattro giorni quando venne a girare un film con me. La moglie gli faceva notare che i compensi dei giocatori si erano molto elevati da quando lui era un vero campione. L'unica cosa che mi farebbe molto piacere è anticipare una Uefa arrivando sesti ma questo vorrebbe dire sognare. Meglio stare con i piedi per terra. Accontentiamoci per il primo anno del dodicesimo, undicesimo o decimo posto... Ai tifosi dico accontentiamoci per ora e poi il prossimo anno ci divertiremo veramente".
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12/09/2007 01:33
 
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NOVELLINO: 'O SURDATO 'NNAMMURATO NON SI DIMENTICA
Il tecnico del Torino Walter Novellino, che di Napoli ha ancora dei bellissimi ricordi per aver conquistato una promozione in serie A, ai microfoni di Sky ha dichiarato: "Credo che sarà una bella partita" - dice il tecnico sul prossimo incontro tra Napoli e Sampdoria, le sue ex squadre - "La Sampdoria sta facendo bene mentre il Napoli viene da un 5-0 che non credevo. Il Napoli è gestito bene, ha un presidente ed un direttore che stanno facendo molto bene. Ci vuole un pò di pazienza ma il Napoli visto a Udine fa paura. I giocatori con un nome ormai vincono solo con le veline, invece credo che il giocatore che non ha nome, giovane, possa dare un grandissimo contributo alla propria squadra. Reja non si discute, quando un allenatore vince vuol dire che è bravo. Persona pacata, brava che al tempo stesso non si fa mettere sotto". Novellino ricorda il suo anno in azzurro: "A Napoli è stato un anno in cui nessuno ci credeva. Devo ringraziare la gente e la disponibilità dei giocatori. E' stato un anno veramente strordinario. 'O surdato 'nnammurato non si dimentica. Sono straordinari. Napoli vuol veder vincere, vuol veder giocare, e sono sulla buona strada. Anche se vorrei che il Torino diventasse più di una sorpresa".
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CALAIO’ BOMBER TRISTE E DETERMINATO RESTA PER DIMOSTRARE QUANTO VALE


La sua serie A in maglia azzurra è durata 45 minuti più leggero recupero: il pirmo tempo della partita contro il Cagliari. In quel momento Emanuele Calaiò lasciò il suo posto a Marcelo Zalayeta, non sapeva che quella sostituzione sarebbe durata molto più dei rimanenti 45 minuti della partita d’esordio in campionato.

Da quel momento Zalayeta è rimasto sempre in campo, e quando è stato tirato fuori (nell’ultimo quarto d’ora di Udine) al suo posto s’è infilato il Pampa Sosa, non Emanuele Calaiò. Da quel momento l’allenatore Reja ha spiegato a chiare lettere che lui a uno come Zalayeta non rinuncerà mai, nemmeno quando l’ex juventino sarà fuori forma, al 70 delle sue possibilità. E siccome un altro posto sulla linea avanzata è gia appaltato da Lavezzi, Calaiò ha definitivamente capito che quest’anno trovare posto sarà dura, durissima.

Forse l’aveva già capito in estate, ma non aveva fatto polemiche. Forse l’aveva capito pure alla vigilia della seconda di campionato quando il tecnico Reja fu severo nello spiegare le sue scelte "non posso pensare al passato. A Calaiò dico grazie per quel che ha fatto l’anno scorso. Chiuso. Io devo badare al futuro". Messaggio analogo era arrivato, alla vigilia del torneo, da parte del presidente: " Calaiò non deve andare in depressione perché Zalayeta lo insidia…".

Il bomber naturalmente non è contento, ma l’esperienza gli ha insegnato a tenere a bada emozioni e parole. Niente interviste al vetriolo né dichiarazioni esplosive. E non ha nemmeno lavorato in sordina per cercare un’alternativa al Napoli: non ha chiesto di andare via e non ha intenzione di farlo. Resta qui in attesa dell’occasione giusta, resta in azzurro e s’allena. Senza sorridere, magari, ma impegnandosi fino in fondo perché ha una gran voglia di mettere in crisi l’allenatore e costringerlo a spedirlo in campo per fargli guadagnare la definitiva consacrazione a bomber di serie A.

L’ultima indagine condotta sui tifosi azzurri (che risale alla scorsa stagione) segnala che il calciatore simbolo per il popolo azzurro è Emanuele Calaiò: in lui si identificava, fino al mese scorso, la gente azzurra. Oggi di spazio per Calaiò nel Napoli ce n’è poco. Ma in certi momenti anche le "noie del lavoro" passano in secondo piano: a giorni è prevista la nascita della sua seconda figlia e in casa Calaiò c’è fermento. Se fosse stato maschio i coniugi Calaiò, l’avrebbero chiamato Christian come Bucchi, il compagno di avventure di Emanuele che l’anno scorso ha vissuto gli stessi momenti duri. Sarà femmina, il nome non è ancora deciso, farò dimenticare al papà la panchina e quel terribile Zalayeta che s’è messo di traverso sulla strada della serenità.
Inviato da Salvatore Fasano – Rassegna stampa ( Il Mattino)

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E adesso è Napolimania


Quarantamila spettatori alla prima con il Cagliari, quanti dopo la dirompente vittoria di Udine? Stavolta anche gli esperti si lasciano condizionare dall’entusiasmo che regna nell’ambiente, sbilanciandosi nelle proiezioni: " Forse sfioreranno i cinquantamila tra paganti e abbonati ". A Napoli, la sosta del campionato non ha fatto altro che accrescere l’ansia di rivedere all’opera Lavezzi , Zalayeta , Gargano ed una squadra che finalmente si propone in attacco, che manovra con palla a terra, che riesce anche a divertire.

Ed è scattata la corsa ad assicurarsi un posto al San Paolo per domenica manche per tutto il campionato. Molto dipende dalla disponibilità economica. Molti giovani, infatti, non hanno possibilità di sottoscrivere un abbonamento e si accontentano di acquistare un biglietto per volta.

PREVENDITA - Vanno, comunque, a gonfie vele entrambe le prevendite come conferma il dg Pierpaolo Marino, appena rientrato da qualche giorno di vacanza e già a lavoro nel suo ufficio a Castelvolturno: "C’è una buona richiesta sia per i biglietti con la Sampdoria che per gli abbonamenti ma non ci sorprende più di tanto, né crediamo sia dipeso solo dal risultato di Udine. Il tifoso partenopeo ci ha sempre accordato fiducia e nel mese di agosto era già venuto in massa ad incoraggiare i ragazzi".

Ad agosto, il Napoli era riuscito a convogliare al San Paolo ben settantamila spettatori in sole tre gare di Coppa Italia (19.882 con il Cesena; 24.416 con il Pisa; 25.337 con il Livorno). Altri trentanovemila (abbonati compresi) con il Cagliari. Più di centomila paganti in un mese solitamente dedicato alle vacanze, un periodo di ferie. Era quello più di un segnale della fiducia che il popolo di fede azzurra intendeva accordare al Napoli. Ed era quello un messaggio chiaro alla società a compiere un ultimo sforzo in sede di campagna acquisti.

Messaggio poi recepito con gli acquisti dell’ultim’ora di Blasi e Zalayeta. Passione infinita, quindi. Con un solo neo: il persistente disagio con le nuove normative e l’impianto di Fuorigrotta sempre poco confortevole per accogliere le famiglie, i bambini e una richiesta così imponente.

TRAGUARDO – Ottomila biglietti piazzati per la gara con la Sampdoria; oltre ventimila, invece, le tessere annuali sottoscritte. Ed il Napoli ha intenzione di tenere aperta la campagna abbonamenti fino alla gara con il Genoa, sesta di campionato, in programma il 30 settembre. Da Los Angeles dove si trova per motivi di lavoro, Aurelio De Laurentis si tiene costantemente in formato. Ha messo in preventivo di arrivare a trentamila abbonati, il traguardo non è poi così lontano.

Anche Reja è convinto che l’entusiasmo del tifoso napoletano possa solo aiutare il processo di crescita della squadra. Apatto, però, che i cinquantamila del San Paolo dimentichino alla svelta il cinque a zero di Udine e realizzino che in serie A ogni partita presenta le sue insidie dietro l’angolo.
Iviato da Mencocco Fabio – Rassegna stampa (Corriere dello Sport)

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Lavezzi: Spero di ripagare la fiducia dei tifosi


Ezequiel Lavezzi, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Sky in "Spacca Napoli". Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "In campo cerco di dare sempre il massimo. Non sempre mi riesce, ma ci provo. Sono onorato del paragone con Maradona, ma lui è un'altra cosa. I commenti che ci sono stati sono esagerati. Mi fanno piacere i complimenti dei tifosi, ma ho giocato solo una partita. Ramon Diaz mi aveva parlato di una città molto bella, aveva ragione. Spero di ripagare la fiducia dei tifosi. Più loco o pocho? Decideranno gli altri. L'appoggio di Sosa e' molto importante per me, lo ringrazio".
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Iezzo: Il capitano? Più comodo averlo in mezzo al campo


Gennaro Iezzo, portiere del Napoli, ha rilasciato un'intervista a "Napoli Magazine": "La Nazionale? L'ho seguita in tv, facendo il tifo come hanno fatto tutti.

La vittoria di Udine? Dopo il ko con il Cagliari, abbiamo fatto il possibile per reagire ed ottenere una vittoria. Siamo soddisfatti, perche' ci siamo riusciti. E' stata una vittoria spettacolare. Incontriamo la Sampdoria del mio amico Mirante. Sarà una sfida tutta stabiese. Bisogna aspettare domenica; ogni partita ha la sua storia. Affrontiamo una Sampdoria esperta, che può mettere in difficoltà chiunque.

Montella e Bellucci? Tecnicamente sono forti. Nelle prime due uscite, la Samp ha fatto bene anche senza Cassano. In Nazionale vedrei bene Domizzi accanto a Fabio Cannavaro. Abbiamo fatto vedere un buon calcio ad Udine. Cercheremo di ripeterci. La fascia di capitano? Non e' un problema; e' più comodo avere un capitano in mezzo al campo. Il Napoli ha fatto ottimi acquisti. Hamsik mi e' piaciuto molto, farà molta strada". napolimagazine.

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12/09/2007 15:25
 
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GRAVA: ORGOGLIOSO DELLA FASCIA MA IL VERO CAPITANO E' MONTERVINO
Il terzino azzurro Gianluca Grava ha rilasciato un'intervista pubblicata sul sito ufficiale della società che riportiamo di seguito:
"Sono orgoglioso di aver indossato la fascia". Gianluca Grava si limita al ricordo di Udine. Non guarda alla sua possibile investitura di capitano del Napoli anche con la Sampdoria, ma è chiaro che solo il pensiero è sinonimo di gratificazione.

Possiamo chiamarti capitano?
"No. Il vero capitano è Montervino. E' lui che da due anni ci guida nello spogliatoio. Io posso solo dire che ad Udine Francesco non c'era ed era fuori anche Calaiò ed allora è toccato a me. Ovviamente è stato un bel riconoscimento. Sono felice di averla indossata quella fascia e certamente sarò orgoglioso di poterlo fare ancora. Ma il nostro capitano, ripeto, resta Montervino".

Capitano o meno questa può essere la stagione più bella della tua vita...
"La più bella ma soprattutto la più desiderata. Sognavo la serie A sin da quando ero bambino. Io ho cominciato dal basso e poter raggiungere il massimo palcoscenico del calcio è una gioia straordinaria. Adesso che l'ho conquistata questa serie A non voglio farmela più scappare. E spero di potermi togliere tante soddisfazioni con il Napolida qui in avanti".

Il gioco del Napoli quest'anno sembra coinvolgere di più le fasce. Senti maggiore responsabilità?
"Beh, la responsabilità è già insita nel doversi confrontare con grandi campioni e contro squadre certamente superiori a quelle affrontate in serie B. Per il resto sono pronto e contento di poter essere utilizzato e spero di fare tante partite in questa stagione. Effettivamente il nostro gioco è un po' cambiato, manovriamo più pallla a terra, cerchiamo maggiormente il fraseggio e cerchiamo di sfondare anche sulle fasce. L'importante è che la squadra trovi un suo assetto solido".

Dici la verità: pensate alla salvezza o in cuor vostro sapete che questo Napoli può andare oltre?
"Noi pensiamo alla salvezza, ovviamente. E non dimentichiamo che è il nostro primo traguardo. Poi è arrivata la bella vittoria di Udine ma adesso già ci attende un test difficile con la Samp. Programmi non ne facciamo, viviamo domenica dopo domenica. Però sappiamo che se questa squadra saprà esprimere tutto il suo potenziale tecnico potrà dare tante soddisfazioni ai napoletani".

Redazione NapoliSoccer.NET - Intervista tratta da sscnapoli.it
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12/09/2007 15:35
 
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Napoli si gioca il poker scudetto


Però, mica era un pivellino quel panterone! Cinque scudetti sul campo, ma solo tre nella personalissima bacheca: hai visto mai! E Gargano poi: ventitrè anni e già due titoli, uruguayani precoce il giovanotto. Campioni si nasce, oppure si diventa, e il problema pareva proprio quello: qui nessuno era nato campione, chi poteva mai diventarlo!

Panteroni e zanzare di metà campo, un loco di qua e un mastino di là: alla fine, i conti tornavano e gli allori pure, dunque si poteva cominciare. Come ti cambio il Napoli, come te lo arricchisco, come te lo addobbo, come te lo adorno: il bignamino di luglio era lì, in quelle quattro mosse per dare sostanza a una squadra che in B aveva avuto un ruolo ma che in A rischiava d’infilarsi in un tunnel con una problematica via d’uscita.

Com’è t’erudisco il Napoli e l’aiuto a crescere: quattro acquisti per sistemar la squadra, equilibrarla, però dandole un peso, sistemandole qualche medaglietta al petto, facendola crescere nella testa, laddove non c’era sufficiente esperienza.

Marcelo Danubio Zalayeta, un nome e una perplessità da fugare in fretta, il più in fretta possibile, perché quel decennio in gran parte juventino aveva un suo valore specifico e un relativo: giocavano Del Piero e Trezeguet, giocavano Ibrahimovic e Salas, giocavano gli altri e lui incamerava scudetti, due Supercoppe, ma anche quella capacità di dominare le emozioni, paure.

Una scuola di vita importata da Vinovo attraverso Emanuele Blasi, un altro vissuto ai margini della Vecchia Signora però dentro il sistema – e non si equivochi, in questo caso – un altro che aveva assorbito la capacità di misurarsi, di migliorarsi, di affermarsi.

Come ti riformo il Napoli: e fu così che con quattro acquisti, quella squadra capace di vincere in serie B quasi a mani basse – alle spalle della Juventus, of course – scopriva gli atteggiamenti di assumere da assumere anche in serie A, al cospetto di uomini che non avrebbero mai consentito di sgarrare un appoggio, di mancare uno stop, di assentarsi con la testa, perché il problema rischiava di essere lì.

E allora: Walter Gargano, due scudetti, Ezequiell Lavezzi, uno scudetto: affinché s’innestasse il seme, affinché al Napoli germogliasse non il sacro furore ma la sacrosanta abitudine a governar se stessi, dall’alto d’una sensibilità alla vittoria. Zalayeta, il panterone, aveva giocato effettivamente poco, però aveva vinto tanto e aveva attraversato un ambiente sovraccarico di triofi; e pure Blasi, che per due anni s’era addentrato negli stanzoni della Juventus di Capello, pur ritrovandosi senza gratificazioni concrete, aveva afferrato al volo i segreti d’uno spogliatoio abitato da mostri sacri del calcio.

E poi Gargano, e poi Lavezzi, e poi la loro fresca esperienza da vincenti, e poi la contaminazione, la trasmissione diretta…Tutto un altro Napoli, cosi "ingioiellato".
[IMG]Inviato da Mencocco Fabio – Rassegna stampa (corriere dello sport)[/IMG]

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12/09/2007 15:39
 
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Iezzo: "Donadoni sceglie quelli che non giocano"


La sosta ha allungato i temi delle celebrazioni. Ancora rimbombano i cinque colpi di pallone rigilati all’Udinese e ovviamente spazio ai bomber: al destro cingente di panterone Zalayeta e alla fulminante fantasia di fulmine Lavezzi soprattutto. Già, ma se sull’uno a zero il signor Iezzo a Udine non avesse tirato fuori dalla porta due palloni che sembravano già gol, la fantastica storia scritta dagli azzurri avrebbe avuto l’identico fantastico finale?

"Si, non ho dubbi: il Napoli avrebbe ugualmente vinto. Perché – spiega Iezzo provando a tirarsi via dai riflettori – quando sei in campo ti basta guardare in faccia chi ti sta vicino per capire quanto è motivato, quanto è pronto a una grande impresa. E a Udine tutti, proprio tutti, avevamo la forza della serenità e al determinazione della squadra che cerca la vittoria."

Giusto. A Udine è andata proprio in questo modo. Ma come andrà domenica a Fuorigrotta con la Samp?
"La Samp per noi sarà un banco di prova, anzi, di riprova. Una sorta di termometro delle possibilità della nostra squadra".

Vuol dire che in caso di vittoria…
"Fermi tutti. In caso di vittoria un bel niente. Il Napoli ha vinto cinque a zero a Udine ma non per questo è diventato d’incanto il Real Madrid".

Ma allora quand’è che si capirà che cos’è il Napoli davvero?
"Già contro la Samp, che è squadra di pari livello. Anzi, a mio avviso di un livello anche un poco poco superiore. Battere anche la Samp sarebbe un altro passo avanti verso una presa di coscienza delle nostre possibilità ed ambizioni".

Ambizioni?
"Certo, l’ambizione di una salvezza tranquilla e anticipata".

Ambizione piccola.
"Macchè. In serie A nelle ultime stagioni ho visto squadre dello spessore del Napoli faticare per salvarsi. Quindi non perdiamo di vista la realtà".

E ambizioni personali, invece? Lippi, Marcello Lippi, ha detto che il Napoli ha lameno tre giocatori in lista Nazionale: Cannavaro, Domizzi e un certo Gennarino Iezzo.
"Beh, godere della stima di Lippi, fa piacere ma a trentaquattro anni alla Nazionale oramai non ci penso più. Altro discorso per Cannavaro e Domizzi. Il primo, però, scherzi del destino, per adesso è chiuso dal fratello, da Fabio. Domizzi, invece, potrebbe giocare già domani con la maglia azzurro-Italia".

Però anche lei c’è stato un momento…
"Lontana da me ogni idea di far polemica, ma la cosa che non ho mai capito delle convocazioni di Donadoni è quel chiamare in Nazionale portieri che nei loro club facevano e fanno panchina e non portieri titolari. Penso a Sereni. Penso a Mirante".

Che fa, sponsorizza il portiere della Samp?
"Antonio è mio amico e come me è di Castellamare. Dopo Quagliarella lui. I derby stabiesi continuano, ma al di là di questo singolare aspetto del match di domenica, Mirante è giovane ed è bravo. Consiglio a Donadoni di tenerlo d’occhio. Anzi, di convocarlo presto".
Inviato da Salvatore Fasano – Rassegna stama (Il Mattino)
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