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SSC Napoli

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2007 00:32
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25/10/2007 00:15
 
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La coppia che fa sognare Napoli


Tutto in una volta. Anzi, in due: un’abbuffata e via, verso il grande digiuno. Tutto a Udine, in un pomeriggio di magie e di illusioni, in un’ora e mezza tra prestigiatori e dribblomani, in novanta minuti da lunapark del calcio: un Lavezzi da sballo, una doppietta di Zalayeta, tutto lì, o quasi. Perché poi, sette giorni dopo, sarebbe stata ancora un’ubriacatura, ringraziando però soprattutto Castellazzi e Bastrini, soci occulti di Marcelo Danubio Zalayeta, al terzo rapinoso tap in prima di sparire.

Chi avesse poi incastrato il Pocho e il Panterone nessuno può ben dirlo, però i numeri hanno un’anima in pena e recitavano a soggetto: l’ultima rete dell’argentino era datata proprio stadio Friuli, 2 settembre, dunque un mese e mezzo fa, dunque 565 minuti fa; l’ultimo acuto del panterone era appena più recente, 16 settembre, al San Paolo alla Samp, 497 minuti, un’eternità. Cercasi il gol, cercasi disperatamente; e cercasi in due, non individualmente.

Cercasi un gol, uno soltanto, magari sporco come quello di Udine, sull’uscita incerta di Chimenti, oppure in…omaggio, come il frittatone confezionato nell’area doriana: cercasi, purché sia un gol. Cercava il gol Zalayeta, che nella sua vita non ne ha mai segnati tanti, ma che a Napoli è stato voluto da Reja e immediatamente imposto come titolare, sovvertendo ogni gerarchia esistente per far posto a un bestione capace di tener su la squadra, di farla salire, di aiutarla, di sostenerla, di darle fisicità, centimetri, chili, però anche i gol, diamine, perché senza proprio non si può.

E cercava i gol anche Ezequiel Lavezzi, un uomo un assist, il dribblomane dell’ultima ora, al quale però segnare serviva eccome, non solo per assecondare un istinto famelico ma pure per tacitare le voci sulle sue scorribande notturne divenute oggetto di discussione. Cercavano se stessi, Zalayeta e Lavezzi, gioiellini per centottanta minuti, gemelli del gol da trovare a ogni costo, affinché l’astinenza non diventasse una preoccupazione, affinché Udine e Sampdoria non restassero echi d’una estate ormai finita.

E poi, in un’altra notte da lunapark del calcio, ritrovato tutto d’un fiato il feeling con il gol, con l’area di rigore, con la rete; ma ancora in tandem, di nuovo in tandem, per stendere la Roma, per piovere tra capo e collo alla squadra più bella d’Italia, e fermarla. Bomber a becco asciutto, che tenevano a secco l’intero serbatoio di gol. Eppure non c’è alcuno, manco giurando, che si sarebbe spinto a prevedere un più atomico di quello esibito fin qui, secondo solo alle scoppiettanti Inter, Roma, Fiorentina, Juventus, ma pure più prepotente di Lazio, Milan, Palermo.

Otto partite, cosa volete che siano nell’universo del campionato italiano: però, otto partite condite da quattordici reti, servono per capire, aiutano l’autostima, tracciano un solco con il Napoli sparagnino dell’anno scorso. Quattordici reti in otto giornate, quasi due a partita: uno sballo. E un anno fa, pure in presenza di una promozione diretta, cinquantadue reti in quarantadue partite, un attacco normalissimo, sistemato nel bel mezzo del mucchio.

Otto reti in quattordici giornate rappresentano un modo come nessun altro per sottolineare che ora l’anima va ben al di là della trequarti di campo, che c’è una squadra che ha smesso di guardarsi le spalle. Il quarto Napoli di Reja non sarà ancora una macchina da gol, una giostra che non si ferma mai, ma è pur sempre un carillon sempre acceso. Il quarto Napoli di Reja non è solo il Panterone, quattro gol, non solo Lavezzi, due gol; il quarto Napoli di Reja è anche Hamsik, due gol come il Pocho, è Domizzi, tre gol tra campionato e Coppa, che da centrale difensivo va alla riscoperta della sua vocazione offensiva, è Sosa che non finisce mai di stupire.

Il quarto Napoli di Reja è anche Calaiò che contro la Sampdoria entra al 45’’ e al 47’’ per poco non la mette dentro con la complicità di Bogliacino; e poi De Zerbi, quattro milioni di euro rifiutati per tenerselo con il suo talento, i suoi guizzi, le sue legittime aspirazioni. Il quarto Napoli di Reja stupisce dalla cintola in su, essendo capace di duellare con la Roma, la Juventus, l’Inter o la Fiorentina, e di essergli appena un pelino, ma anche di sistemare alle proprie spalle il Milan campione d’Europa e la Lazio concorrente di Champions.

Il quarto Napoli di Reja è una squadra a trazione anteriore che ha cominciato a battere altre strade, a cercare novità anche tattiche, a lasciarsi andare dolcemente con i Lavezzi, i Zalayeta, gli Hamsik, i Domizzi e i Sosa, aspettando però Paolo Cannavaro e Calaiò, De Zerbi e Bogliacino, e magari chiunque altro voglia. Perché cambiare conviene...



Redazione (mondonapoli)
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