00 18/09/2007 01:33
I Consigli di Capello


Perso Bianchi per una questione di principio («C’era l’accordo con la Reggina, però lui ha alzato il prezzo: non potevamo accettare», disse De Laurentiis sull’attaccante), il Napoli era alla ricerca dell’uomo per rafforzare la prima linea un mese fa, dopo la contestazione di metà stadio al presidente nella notte del Trofeo Birra Moretti. Reja ebbe l’illuminazione e chiese informazioni a Capello, suo amico da quarantacinque anni, su Zalayeta.

Arrivato nel 1998 a Torino, l’uruguaiano era stato spesso ai margini della Juve. Ceduto in prestito a squadre italiane e spagnole, molto raramente titolare in maglia bianconera. «Allora, Fabio, com’è questo ragazzo?». La risposta di Capello, tecnico di Zalayeta a Torino per due anni, quelli degli scudetti revocati, fu positiva sotto l’aspetto tecnico e umano. Così Reja chiese a Marino di prendere l’attaccante che avrebbe trovato poco spazio anche nella nuova Juve di Ranieri.

Zalayeta è forse il primo giocatore indicato dall’allenatore nei due anni e mezzo napoletani. È diventato pupillo di Reja («Gioca sempre, anche al settanta per cento della condizione») e punto di forza del Napoli. Lui, che al massimo aveva segnato 6 gol in un campionato, ne ha firmati tre in tre partite. Ottimo l’impatto di Zalayeta, perfette le prestazioni contro l’Udinese e la Sampdoria: ieri un gol, un assist, una traversa, altre tre reti sfiorate.

Merito di Reja e non solo. Merito anche del carattere di questo ragazzo silenzioso, che non si è lasciato andare quando spesso è finito in tribuna o in panchina, e non si è esaltato nei momenti felici. A Napoli l’uruguaiano è rimasto colpito dalla passione dei tifosi e dai numeri di Lavezzi. «Un fenomeno», ha sussurrato a Paco Casal e Daniel Delgado, i procuratori di Montevideo che lo seguono da quand’era ragazzo. Zalayeta e Lavezzi, il nuovo Sudamerica che infiamma Napoli.
Inviato da Salvatore Fasano - Rassegna stampa (Il Mattino)