00 14/09/2007 01:24
Domizzi: "Questo Napoli mi farà grande"


"Questo Napoli mi farà grande" NAPOLI – Remember, Maurizio? Napoli-Sampdoria, ovvero Domizzi contro Domizzi: uno spicchio della propria vita rimessa in discussione, un angolo della propria vita rimessa in discussione, un angolo della propria esistenza riletta e rivista attraverso un’ora e mezza di inevitabile inquietudine.

Napoli-Sampdoria è un Domizzi che rievoca se stesso, lo sfoglia lentamente, lo rivede e lo corregge, lo esalta e l’incoraggia, l’applaude, e lo sorregge, sperando d’aver visto giusto, Genova blucerchiata, anno di grazia 2002, Domizzi è fluidificante e mediano, è giovane rampante ed è sufficientemente ambizioso, è bravo ed ondivago: ora in difesa, ora sugli esterni, ora in mediana, ora persino play basso, senza trovar collocazione definitiva, senza poter ipotecare il futuro, deciso ben quattro anni dopo, quando Nervi è alle spalle e Posillipo è l’ultima dimora " Ho deciso, gioco centrale, E da lì non mi muovo".

Napoli 2006, il nuovo Domizzi s’era appena messo in testa un’idea meravigliosa e a quel punto bisognava realizzarla, saltando ogni ostacolo "Voglio la Nazionale". Si partì da Genova, s’arrivò a Napoli, e in quei cinque anni che separavano Domizzi da Domizzi c’era la storia d’un ragazzo che diventava uomo, d’un jolly che si specializzava in difensore centrale, d’un calciatore che decideva quel che sarebbe divenuto da grande. Maurizio Domizzi, a ventidue anni, prendeva il mondo a spallate: poteva permetterselo, con quel fisico, con quella muscolatura da incredibile Hulk, con quella stazza da corazziere.

Il Domizzi doriano, un pezzo d’uomo da tener lontano, spingeva come un forsennato giocava dove poteva vinceva il campionato di serie B, conquistava il diritto di starsene in A, intanto deambulava senza fissa dimora: Modena, Brescia, Ascoli, sempre serie A, però soffrendo, patendo, sognando. Poi fu Napoli, un salto nell’ignoto, con l’opzione strappata mentre al San Paolo si giochicchiava ancora in serie C. "Io vengo, ma ad una condizione: che gioco difensore centrale. Nessuna intenzione di fare il fluidificante.

Voglio arrivare in Nazionale e per riuscirci non ho alternative". La scelta veniva fatta in funzione futura, un investimento a occhi chiusi su se steso, un orizzonte azzurro da ritagliarsi per l’avvenire: Napoli, Italia. Un milione e duecentomila euro per averlo, per guarnire la retroguardia, rendendola – assieme a Cannavaro jr, a Iezzo, a Maldonado – impermeabile; e poi un altro milione e mezzo per tenerlo, quest’anno, evitando bracci di ferro con la Sampdoria, tenendo alla larga il Torino e la Lazio, rifissando gli obbiettivi "La mia aspirazione massima resta la nazionale. E’ chiaro che Donadoni ha un gruppi sul quale ha puntato, ma io magari aspetto il dopo-Europei. È sempre stato così: dopo un grande evento c’è aria di rinnovamento. Se faccio bene, posso candidarmi".

Nella Genova blucerchiata, in quel mondo ribaltato assieme a Walter Novellino, Maurizio Domizzi, si concesse escursioni improduttive, due stagione con trentatrè presenze ed appena un gol; nella Napoli del rinnovamento, della rifondazione assoluta, un anno da incorniciare – 35 presenze, due gol, la miglior retroguardia del campionato, addirittura più forte della Juventus di Buffon, e la promozione in serie A – prima di lanciarsi verso l’azzurro che più azzurro non si può con un gol al Cesena in Coppa Italia, un altro al Livorno sempre in Coppa Italia, e uno all’Udinese in campionato. Napoli-Sampdoria: Domizzi, ricorda che c’è.
[IMG]Inviato da Mencocco Fabio – Rassegna Stampa (corriere dello sport)[/IMG]